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    Geometri e droni: le immagini mozzafiato del Katskhi Pillar

    Sempre più frequentemente circolano in rete video e foto definite mozzafiato e viste spettacolari. Probabilmente non si riferivano al “Pilastro della Vita”, nome con il quale è conosciuto Il Katskhi Pillar. Si tratta di un pilastro di  roccia alto quasi 40 metri, situato nel villaggio di Katskhi, vicino alla città di Chiatura, nella Georgia centrale.
    E’ considerata la chiesa più irraggiungibile del mondo e per entrarvi occorre essere maschi, avere una buona fede e godere di una ottima preparazione fisica.

    Un gruppo di professionisti emiliani non ha solo realizzato foto mozzafiato riprese con il drone del Pilastro della Vita, ma lo hanno mappato per poter ricostruire un modello tridimensionale al fine di studiarne le possibili evoluzioni nel corso del tempo, dovute alla naturale erosione o ad avvenimenti di maggiore importanza.
    Ma andiamo con ordine e presentiamo lo staff di tecnici facenti parte della azienda GST di Reggio Emilia:  Davide Vicini pilota di SAPR (droni professionali) e i due geometri Marco Camorani – specialista in rilievo con Laser scanner e Gianni Fiorini – specialista in rilievo GPS.

    Il rilievo con i droni della chiesa più irraggiungibile del mondo sul Katskhi Pillar

    Le attività si sono svolte dal 19 al 23 marzo 2018. Il gruppo di tecnici e piloti emiliani, specializzato in rilevi laser scanner e fotogrammetria con drone, ha sorvolato con un drone DJI Phantom 3 Professional il monolite alto circa 40 metri che ospita alla propria sommità l’Eremo di Katskhi Pillar.Per raggiungere tale luogo di culto è necessario arrampicarsi su una scala a pioli di ferro con 131 gradini. La piccola chiesa, fu eretta dagli eremiti nel settimo secolo e parzialmente ricostruita nel 2009.

    Nessuna procedura automatica, tutto volo a vista e in manuale

    “Il rilievo è stato effettuato con un drone DJI Phantom 3 Professional” – ci racconta Davide Vicini –  “Inizialmente si era pensato di fare il rilievo con volo automatico ma quando ci siamo recati sul posto ci siamo accorti che questo non era possibile a causa di alcuni cavi che impedivano il volo automatico, così le 1427 foto sono state fatte tutte in manuale con operazioni in VLOS. (a vista NDR)”

    Tre motivazioni per questo rilievo: ottenere una datazione fotografica per il monitoraggio del sito, la creazione di un modello 3D e una azione scientifico divulgativa

    L’allarme della instabilità della chiesa arriva dall’eremita Maxime Qavtaradze, che vi risiede sin dal 1995. A onor del vero il suo eremitaggio è abbastanza parziale in quanto scende dal Katskhi Pillar almeno due volte la settimana per porgere aiuto ai giovani in difficoltà, che gli ricordano la sua vita dissoluta prima di prendere i voti nel 1993.
    Quando non si reca nel villaggio i beni di prima necessità gli vengono consegnati con un sistemadi carrucole.  Il monaco impiega circa 20 minuti per salire nel suo alloggio attraverso la scala a pioli e predica ai suoi seguaci che non intende smettere sino a che le forze non lo abbandoneranno. A quel punto potrà riposare in pace alla sommità della vetta e vicino il più possibile al suo Dio.

    Nella giornata del 21 marzo, si è recato sul posto Antonio Bartoli, l’ambasciatore italiano a Tibilisi.
    “Ringrazio moltissimo la ditta GST di Reggio Emilia che ha voluto promuovere e realizzare questo progetto. L’apporto dei tecnici italiani consente tre principali obiettivi.
    Il primo è quello di effettuare una ‘fotografia’ della situazione del sito che sia poi comparabile con i rilievi futuri che potranno essere effettuati periodicamente per monitorare l’evoluzione di questo straordinario pilastro naturale.
    Il secondo obiettivo è quello di realizzare un modello 3D che consenta ai geologi di studiare le possibili reazioni del sito a vari tipi di agenti, più o meno traumatici. Dai fattori atmosferici a possibili scosse sismiche o inondazioni. E predisporre possibili contromisure.
    La terza applicazione è quella divulgativa.
    Disporre d’immagini realizzate con droni e apparecchiature laser permette di realizzare potenzialmente un’installazione nel museo di Tbilisi o in qualsiasi altro contesto.”
    – ha commentato l’Ambasciatore Bartoli a margine della sua visita.

    Ampia collaborazione tra l’Italia e la Georgia per il recupero dei beni culturali

    L’intervento sino ad ora realizzato si iscrive in un quadro di più ampia collaborazione tra l’Italia e l’Agenzia georgiana per la protezione del patrimonio culturale. Nelle passate settimane e nei prossimi mesi, esperti georgiani stanno frequentando corsi di varia specializzazione (conservazione e ambiente, mappatura 3D, studio degli effetti dell’inquinamento sui monumenti) dispensati dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro grazie ad un programma realizzato e finanziato dai Ministeri italiani degli Esteri e della Cultura.

    Dalle foto aeree scattate con il drone, passando alla mappatura con il  laser scanner, sino alla prototipazione con stampa in 3D

    Le 1427 foto scattate dal drone DJI Phantom 3 Professional sono servite ad alimentare la vorace memoria del computer sul quale era installato Agis Photoscan, un software di modellazione in 3Dche partendo dalle foto scattate in digitale, crea una nuvola di punti, la trasforma in mesh e infine in un modello in tre dimensioni.
    Senza entrare in tecnicismi e cercando si spiegare con parole povere, con l’unione fotografica dei vari scatti, è stato possibile creare un modello virtuale con il quale potenzialmente permettere agli spettatori di tutto il mondo o di qualche specifico museo, di visitare il monolite e la chiesa più inaccessibile del mondo situata sull’apice del Katskhi Pillar comodamente seduti su una divano e indossando gli speciali occhiali 3D.

    Il pericolo reale del crollo del pilastro e dell’Eremo

    i tre giorni di lavoro sul campo dei tecnici di GST, ai quali aggiungere le diverse ore impegnate a lavorare sul software di modellazione, permetteranno quindi alla Agenzia per la protezione dei patrimonio culturale georgiana, di predisporre le opportune contromisure.
    L’eremita da qualche tempo non vive più sulla vetta del monolite, perché sente degli strani rumori e ha paura che possa crollare.

    Grazie alla digitalizzazione delle immagine combinate tra i rilevi terrestri e quelli eseguiti con il drone, sarà possibile creare un ambiente virtuale perfettamente simile a quello reale. Lasciando quindi la possibilità non solo di esplorarlo, ma di confrontarlo anche con futuri campionamenti.

    Dal sito dronezine.it

     

    January 11, 2019/by staff
    Tags: droni, eremo, georgia, katshi pillar, patrimonio culturale, restauro
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